Il 26 Ottobre ho corso il mio ultimo allenamento di qualità:
un buon 3 x 7000m, poi fastidio che diventa dolore e lo stop.
Mi fermo e capisco che non è una cosa troppo rapida, eppure la maratona di Verona è dietro l’angolo.
Fantasmi, l’anno scorso poco prima della maratona la stessa cosa. Dopo l’ultimo lungo un infortunio che mi ha costretto a svolgere il tapering prevalentemente sulla cyclette, però quella volta fortunatamente mi sono ripreso e ho gareggiato migliorando di molto il mio personale.
Quest’anno la storia si ripete, ma stavolta la gara è vicina, troppo vicina, e il dolore è intenso, troppo intenso.
NIENTE VERONA 2025.
Martedì 25 Novembre dopo un mese dal mio infortunio corro il mio primo allenamento di qualità della ripresa, un timido 6 x 1000m svolto abbastanza bene.
In questo mese? Tanta cyclette, poca corsa, tanti pensieri sul significato e sull’impatto della corsa nella mia vita.
Ma io voglio davvero tirarmi il collo per migliorare i tempi rischiando di farmi male? Non è meglio correre più rilassato e non subire mai stop?
Bella domanda, che però è superficiale e cela la vera domanda delle domande ovvero: “io perchè corro?”.
La risposta ovviamente non è banale e non saprei rispondere in modo esaustivo in questo momento. Sicuramente una componente importante è che lo faccio per superare i miei limiti quindi no, non posso accontentarmi di correre “tanto per”.
Finchè posso migliorare voglio farlo.
Questi giorni però mi sono serviti per chiarirmi bene le idee e per ritrovare una motivazione che forse si era un po’ assopita e mi stava portando ad allenarmi bene ma non al meglio.
Adesso si riparte, motivato a mille per il nuovo percorso.
Gli obiettivi sono:
Tornare di nuovo al mio peso gara
Riprendere a correre 85/100km a settimana
Arrivare a Febbraio sano e non infortunato per poter correre la mia prossima maratona.
Correre il mio personale migliorandomi di almeno 3 minuti ma puntando a migliorarmi di 5/6 minuti.
Come intendo farlo?
Ho già iniziato una dieta piuttosto rigida per queste prime settimane in cui il carico di corsa è ridotto in modo da avvicinarmi al peso gara e poi dover perdere poca roba nei mesi successivi, per ora sta funzionando bene.
Già da settimana prossima sarò intorno ai 90km quindi devo solo sperare di tenerli senza troppa fatica dopo questo “stop”.
Ho introdotto l’obbligo di almeno 2 sessioni da 30/40 minuti di rinforzo muscolare per migliorare nella corsa e prevenire infortuni.
Il mio “ritmo maratona” per Verona era già centrato per migliorarmi di 3 minuti, quindi dovrei aumentare di poco e consolidare quei ritmi.
Quello che chiedo a me stesso è un risultato ambizioso e sfidante ma alla mia portata. Richiederà tanta disciplina ma sono sicuro che alla fine ne sarà valsa la pena.
Ieri ho corso per la seconda volta la maratona di Milano, a tre anni dalla mia prima maratona corsa ad Aprile 2022 sempre a Milano e chiusa in 3h33.
In questi tre anni ho completato altre due maratone: Firenze 2023 in 3h17 e Valencia 2024 in 3h00, oggi correvo la mia quinta maratona dopo la débâcle di Roma.
L’obiettivo questa volta era più grande, volevo abbattere il muro delle tre ore come avevo reso noto nei video che ho iniziato a pubblicare sul mio canale da qualche mese prima della mia maratona di Valencia 2024.
Le tre ore in maratona sono un muro invisibile che per me ha sempre fatto un po’ da spartiacque. Sono consapevole di non essere particolarmente dotato dal punto di vista fisico, e questo rende tutto un po’ più difficile ma ho imparato che confrontarsi con i risultati degli altri spesso è controproducente. La corsa di resistenza è uno sport dove il fisico conta, e conta tanto, però anche la resistenza mentale e la determinazione sono fondamentali. E io in queste ultime due cose me la cavo bene.
Negli ultimi anni/mesi ho fatto tanti sacrifici, speso soldi in coaching, abbigliamento, viaggi e gare e mi sono impegnato tanto, ma davvero tanto. Tutto per uno sciocco numero sul cronometro?
Sì, ma anche no. Sì: è solo un numero, e neanche strepitoso se vogliamo dirla tutta. Un numero che per tanti rappresenta un sogno, per alcuni un punto d’arrivo e per altri un punto di partenza. Insomma una pietra miliare. No: non è solo questo. È il coronamento di un percorso lungo anni e fatto di alti e di bassi, di sconforto e di euforia, di infortuni e di picchi di forma. Un cammino nel quale ho imparato a conoscermi e a non sottovalutarmi, ad ascoltare il mio corpo e gli innumerevoli segnali che quotidianamente mi invia e che prima di iniziare a correre non sapevo cogliere. Ho anche imparato ad avere pazienza e a lavorare duro, ad essere costante e a non pretendere risultati ma ad essere consapevole che prima o poi, quando sarà il momento, arriveranno. L’importante è non mollare mai.
La preparazione avrebbe dovuto iniziare a metà Gennaio, ma l’11 di quel mese ho preso una storta fortissima alla caviglia destra e sono rimasto fermo per due settimane. Inoltre ero appesantito dal relax post-Valencia seguito da compleanno e poi dal S.Natale/capodanno nei quali avevo preso circa 5/6kg. Appena ripreso dalla storta (fine Gennaio) mi becco un virus che non mi impedisce di correre se non per un paio di giorni, ma mi costringe a fare “fondo lento” per un’altra settimana. Insomma, la preparazione vera e propria inizia la seconda settimana di Febbraio. Con il coach facciamo di tutto per incastrare qualità, allenamenti lunghi e anche lunghi variati per migliorare il finale di gara che a Valencia mi ha penalizzato, ma il tempo è poco. Come se non bastasse, a 3 settimane dalla maratona vado a correre la maratona di Roma con l’obiettivo di fare un lunghissimo in compagnia in un luogo spettacolare. Come scritto in questo post mi sono beccato un virus gastrointestinale e la gara salta, inoltre anche tutta quella settimana sono costretto a corsa lenta, e pure poca.
Insomma, non la miglior preparazione possibile no?
Eppure eccomi, al via con tutto l’entusiasmo possibile per fare un tentativo, al meglio delle mie possibilità. Ho deciso, parto per correrla in 2h59 e faccio di tutto per starci, “mal che vada salto in aria e rallento” mi ripeto.
Pronti, partenza, VIA! I primi 10km scorrono veloci e l’atmosfera è quella di una festa, sento che l’andatura è sostenuta ma sono abbastanza vicino al pacer e decido di non mollarlo per nessun motivo al mondo. Prima di partire ho detto a mia moglie “per fermarmi devono spararmi nelle gambe” e questo è il mood con cui affronto la prima metà della gara. Solo un piccolo intoppo, durante un cambio di direzione (un tornante intorno al decimo km) un altro podista mi pesta il tallone facendomi sfilare la scarpa che grazie a Dio non si toglie del tutto e torna a posto al passo successivo senza farmi perdere tempo, la sento solo leggermente più larga ma non si è slacciata. Si continua.
Giro di boa in 1h29m47s, il pacer è stato di parola, andremo regolari fino alla fine. C’è un problema: io inizio ad essere stanco. Ho il fiato corto e già dal 24esimo kilometro mi sento un po’ in affanno. I gel mi danno le energie che servono a tenermi parzialmente lucido e a far andare le gambe, ma il fiato è corto e inizio ad agitarmi. Cado in un circolo di pensieri negativi e distruttivi che dura circa 10km, nonostante il tifo e il supporto dei numerosissimi spettatori.
Nota generale: Milano mi sembra molto migliorata in questi tre anni, nel 2022 ricordo diversi clacson e molto rancore nei nostri confronti e anche meno tifo. Quest’anno sembra invece che la città facesse in parte il tifo per noi.
In questi kilometri tutto mi fa male, le gambe, la testa, il cuore, i polmoni. Sono pronto a fermarmi. Decido di continuare, mi faccio forza pensando ai traguardi raggiunti: la mia prima mezza maratona ad Ottobre 2018, la prima maratona (Aprile 2022), la prima mezza sotto l’ora e trenta (Febbraio 2023) e così via. Poi penso alle persone che mi circondano, la mia famiglia e i miei amici che da vicino o da lontano stanno tifando per me. Penso alla sveglia delle 5:45 che mi ha accompagnato per buona parte dell’inverno, penso al freddo, alla pioggia che mi sono entrati nelle ossa ogni singolo giorno. Penso alle odiatissime sessioni di “rinforzo muscolare” dopo aver corso. Insomma, penso a tutto il “mazzo” che mi sono fatto in questi anni e in particolare negli ultimi 6/8 mesi. Per farmi forza mi ripeto la solita frase, “per fermarmi devono spararmi nelle gambe” e continuo, incollato al pacer delle tre ore, ansimando e soffrendo. Arrivato al trentottesimo il pacer mi molla, vuole rallentare un pochino ma sa che se dovessi rallentare anche io non centrerei l’obiettivo, quindi mi dice di spingere e di proseguire da solo. No! Non ora, sono in difficoltà e mi serve una mano, oppure ce la posso fare? Ormai manca davvero un soffio, sono al limite col tempo e non ho più secondi di bonus da perdere, devo assolutamente stringere i denti gli ultimi 15/20 minuti.
Mi sforzo di entrare nel famoso “flow” ma non riesco, la testa è costantemente collegata e proiettata sul dolore. Devo per forza fermarmi, e invece no. 39, 40, 41… Ormai ci siamo, guardo l’orologio, alzo lo sguardo ed eccolo: il traguardo. Guardo il grande timer e rapidamente calcolo che ho pochi secondi per raggiungerlo, altrimenti il mio sogno sfumerebbe di nuovo per una manciata di secondi. Sprinto sentendomi Usain Bolt per gli ultimi 200m (il mio sprint è un misero 3:50/km ma arrivato a quel punto anche solo un secondo guadagnato diventa vitale e soprattutto, più di così non ne avevo). Taglio il traguardo stravolto, felice e frastornato. Ce l’ho fatta? Credo di sì ma voglio una conferma. Con lo sguardo cerco mio fratello che mi ha visto arrivare e mi fa un cenno di sì, ma si precipita con lo sguardo sul telefono per verificare l’ufficialità. Pochi secondi dopo ci vediamo e capisco che ce l’ho fatta per davvero! Non scorderò mai quel momento (ma anche tanti altri di questa giornata), vengo travolto dalle emozioni ma non riesco a piangere, forse ho finito i liquidi in corpo. Mi stampo in faccia un sorriso che ad oggi non sono ancora riuscito a togliermi e vado a prendermi la medaglia e la t-shirt da Finisher.
La maratona non dura 42,195km, dura 3 o 4 mesi. Gli ultimi 42,195 sono i kilometri finali e quelli che determinano il risultato ma il percorso è parte fondamentale della maratona. Di questo percorso conservo tanti ricordi, belli e brutti e tutti faranno per sempre parte di questo incredibile viaggio.
Mancano 7 giorni alla maratona di Milano, settimana scorsa ho concluso un lunghissimo da 36km con variazioni intorno al ritmo maratona e sono molto motivato. Oggi ho corso da Maranello a Modena, passando per gli stabilimenti della Ferrari, luoghi leggendari che mi hanno fatto emozionare. L’obiettivo di oggi era fare un buon allenamento senza strafare perchè manca poco alla gara obiettivo della stagione.
Grazie alla Community di escoacorrere un ragazzo recupera il pettorale per me il Sabato e me lo consegna a mano Domenica mattina, così io posso fare tutto in giornata.
Arriviamo a Maranello e riusciamo a parcheggiare poco distante dalla partenza, tappa in un bar dove bevo un caffè e resisto alla tentazione di mangiarmi tutte le brioches del bancone (sono in fase “ipocalorica” per cercare di limare qualche etto prima della maratona). Due passi fino alla partenza e poi aspetto il via, che arriva con qualche minuto di ritardo.
Imposto il passo intorno ai 4:30 al km, circa a metà strada fra il mio ritmo del lento e il ritmo maratona. Decido che questo sarà il passo da tenere e all’arrivo non dovrei essere neanche lontanamente stanco. Vediamo se sarà così.
Nella pista di Fiorano
I primi 5km volano, dopotutto si passa da tutti i luoghi iconici della Ferrari e si corre nell’autodromo di Fiorano, proprio nella pista! pazzesco, le gambe vanno da sole. Una volta usciti da questi luoghi la strada prosegue verso il comune di Formigine, molto bello e con un bel tifo. A me in generale questi posti piacciono, forse perchè sono abituato a correre in pianura fra i capannoni e quando proprio va bene in riva a qualche canale (che comunque apprezzo). Arrivati lì siamo circa a metà gara, prendo il mio gel e decido che sto molto bene, inizio a pensare che correre una mezza maratona a questo ritmo ormai è piacevole e mi consente di vivere un’esperienza meravigliosa: un’atmosfera di festa, posti fantastici, fatica molto contenuta e sana attività sportiva. Cosa si può chiedere di meglio?
Formigine, bello rilassato
La strada prosegue fino all’ingresso di Modena da SUD e intorno al 15esimo kilometro decido di alzare un pochino il ritmo e decido che la chiuderò con un paio di kilometri a ritmo maratona, sto troppo bene per sprecare un’occasione del genere, avrò poi altri 6 giorni per riposare.
Così succede, alzo il ritmo intorno ai 4:20 al km e negli ultimi due mi porto intorno ai 4:10 al km, arrivando in centro mi diverto anche ad urlare al pubblico di fare un po’ di casino per chi sta correndo. Chiudo la gara in sprint con un tempo finale di 1h33m, oltre 10m più lento del mio personal best sulla mezza maratona ma con delle sensazioni pazzesche.
La tanto discussa medaglia, io sono riuscito ad averla 🙂
Forse questa preparazione sta andando bene nonosante tutti gli intoppi? Manca poco al momento della verità.
Oggi, in preparazione della maratona di Valencia che correrò il prossimo 1 Dicembre, ho svolto il Test di Yasso. Vediamo insieme cos è, come funziona e soprattutto come è andato.
Prima di tutto
Questo test è stato inventato da Bart Yasso (grande personalità nell’ambito podistico mondiale) e il suo scopo è fornire una previsione del potenziale tempo in maratona. Ovviamente il valore è indicativo e il test ha senso solo se si sta preparando una maratona, se ad esempio mi preparassi per correre questo test ma non facessi allenamenti lunghi difficilmente riuscirei a coprire la distanza di 42,195km in quel tempo.
Come funziona?
Teoricamente è piuttosto semplice: Ci si riscalda per bene, quindi si corrono 10 prove da 800m tutte allo stesso passo, che sarà la conversione da ore/minuti a minuti/secondi, che vorremmo tenere in maratona. Ad esempio se punto a correre una maratona in 2h59m dovrò impiegarci 2’59” a correre gli 800m. Le prove ripetute sono intervallate da un recupero di pari durata (2’59”) in cui dovrò percorrere circa 400m (quindi alla metà della velocità). In totale la prova dura quindi 12km + riscaldamento e defaticamento. Nel mio caso 2km di riscaldamento, 12km di test e 1km di defaticamento per un totale di 15km.
Come si intuisce dalla descrizione il test presuppone che si abbia già un’idea di “a quanto possiamo aspirare in maratona”, altrimenti si corre il rischio di partire troppo veloci o troppo lenti e quindi di falsare la prova. Questo test, che apparentemente c’entra poco con la maratona, invece fornisce risultati sorprendentemente accurati per la maggior parte dei podisti.
Com è andato?
Domenica avevo corso una mezza maratona al mio massimo potenziale e questa mattina, avendo le gambe ancora un po’ indolenzite, ho pensato di rinviare il test. Poi ho guardato il meteo dei prossimi giorni e ho deciso di sfruttare oggi perchè è l’ultima mattina senza pioggia e ho corso comunque il test, senza troppe aspettative.
Nel mio caso l’obiettivo è di correre la maratona sotto le 3h quindi ho puntato a stare intorno ai 2’58” per ogni 800m.
Sono stato piuttosto regolare.I miei split durante il test
Le ripetute sono state tutte piuttosto regolari, purtroppo a causa di un errore durante l’esportazione dell’allenamento sull’orologio ho dovuto gestire le ripetute e i recuperi “manualmente”, ecco spiegati i blocchi da 0,79/0,81km o da 0,39km. Si vede come nelle prime due dovevo ancora “prendere il ritmo” ma comunque sono stato abbastanza vicino al ritmo obiettivo. La terza è durata 3:04 ma ho corso qualche metro in più quindi già in un tempo compatibile, diciamo che 3:45/km è il limite da non superare in questo test per una previsione “sotto le 3h”.
Le sensazioni sono state ottime per tutta la durata del test, ovviamente essendo una prova piuttosto lunga non nego di aver fatto parecchia fatica durante le ultime 3 o 4 prove ma sono riuscito a mantenere il ritmo, anzi sulle ultime ho addirittura spinto leggermente più forte arrivando ad passo compatibile con una previsione di 2h56m.
A questo punto ho alle spalle due lunghissimi da oltre 26km, una mezza maratona sotto l’ora e 25 e un test di Yasso andato bene. Sono tutti buoni segnali in previsione della gara, staremo a vedere se nelle prossime settimane sarò in grado di convertire questo stato di forma in una preparazione adeguata a raggiungere il mio obiettivo!
Da qualche anno, più precisamente da quando ho letto “L’arte di correre” di Haruki Murakami, ho modificato le mie abitudini di cosa e sono passato dal considerare la corsa come uno sport da praticare qualche giorno alla settimana all’interpretare la corsa come una parte della mia giornata e della mia vita. Di conseguenza, come mangio e dormo tutti i giorni, ho iniziato a correre tutti i giorni (o quasi).
Questo mi ha portato ad alcuni cambiamenti, di cui ho discusso in un altro articolo. Sicuramente questa pratica mi porta a fare più kilometri settimanali e a migliorare le mie capacità di recupero inoltre è un tempo che posso dedicare a me stesso ogni singolo giorno.
Ultimamente però ho iniziato a chiedermi se il fatto di non avere neanche un giorno di totale recupero possa impedirmi di essere “al top” nei giorni in cui ho allenamenti di qualità, e questo a lungo andare possa incidere sulle mie prestazioni.
Non so neanche io come proseguire ma questa settimana mi sono preso il Lunedì di recupero in cui non ho corso ma ho fatto salto con la corda e ginnastica. Sicuramente le articolazioni ringraziano e probabilmente il recupero post lunghissimo della domenica è stato migliore.
Ora vorrei provare per un periodo a “costringermi” a non correre almeno un giorno alla settimana e monitorare i progressi, dopodiché se dovessero esserci effettivi miglioramenti mi toccherà valutare se mi importano di più le prestazioni il giorno della gara o se accettare di sacrificare un po’ di brillantezza in cambio della bella sensazione che mi da la corsa quotidiana.
Da quando ho iniziato ad allenarmi sono passati diversi anni e in questo periodo nella mia vita sono cambiate tante cose. In questo post voglio elencare quelle che ritengo importanti e che mi stanno aiutando in tutti gli aspetti della vita.
Sono dimagrito: Beh, questa è la cosa più ovvia. Aggiungere quotidianamente un’attività che comporta un dispendio calorico ha comportato un calo del peso, inoltre gli obiettivi legati alle gare alle quali ho partecipato hanno contribuito a motivarmi per raggiungere il mio peso forma per la corsa. La perdita di peso nel mio caso non è stata l’obiettivo ma un piacevole effetto collaterale. Prima di iniziare a correre non ero in sovrappeso ma avevo comunque quasi 10kg in più dei quali ora faccio volentieri a meno anche nella vita quotidiana.
Sono più in forma: Può sembrare un sinonimo del primo punto ma facciamo attenzione, perdere peso e mettersi in forma sono due cose diverse. Se smettessi di mangiare per 3 giorni perderei peso ma sicuramente il mio stato di forma calerebbe. Aver perso quasi 10kg passando da una vita sedentaria ad una in cui corro tutti i giorni mi ha alleggerito garantendomi però uno sviluppo muscolare e mi ha dato parecchie energie in più, vi garantisco che questa cosa nella quotidianità si sente parecchio.
Ho imparato ad essere paziente: Questo è un punto molto interessante su cui vale la pena di soffermarsi. Dover preparare una gara comporta mesi di allenamento, non si fa dalla sera alla mattina. Io sono figlio di una generazione che è un po’ abituata al tutto e subito (Amazon, Binge Watching, supermercati pieni di qualsiasi cosa, negozi aperti sabato/domenica). Insomma, non siamo più abituati a dover aspettare settimane/mesi per qualcosa. Nella corsa a volte un allenamento non va come previsto perchè non siamo in forma, oppure ci si infortuna, oppure il giorno della gara piove o ci si ammala e si compromette parte/tutta una preparazione. Queste cose bisogna accettarle, imparare a convivere con imprevisti o piccoli fallimenti mi ha insegnato ad essere paziente, a coltivare la mia passione e a guardare sempre alla “big picture”: sono comunque in salute, mi sto preparando per gareggiare e faccio una cosa che mi diverte. Potrebbe andare decisamente peggio, no? Questa capacità mi è stata fondamentale negli ultimi anni e mi ha aiutato ad accettare imprevisti e problemi senza scompormi più del dovuto.
Ho imparato a pianificare a medio/lungo termine: come anticipavo nel punto precedente, una preparazione richiede tempo e non si può gareggiare (almeno su strada nel nord Italia) in tutte le stagioni, quando fa troppo freddo o troppo caldo le gare non ci sono quindi bisogna pianificare. Avere delle gare di riferimento magari fra 6,9 o addirittura 12 mesi è fondamentale per gestire al meglio gli allenamenti, chiaramente questo ha senso se ci si da degli obiettivi cronometrici e non si corre solo per “stare in salute”. Questa pianificazione a medio/lungo termine (gare, allenamenti, eventuali viaggi, soggiorni, trasporti) è una cosa che nella vita quotidiana torna molto utile.
Sono più consapevole della mia alimentazione e del mio corpo: La corsa mi ha insegnato, in un processo durato diversi anni e ben lungi dall’essersi concluso, ad ascoltare tutti i segnali che il corpo manda. A partire dai fastidi muscolari o articolari che sono importantissimi per prevenire infortuni da sovraccarico fino ad arrivare all’acidità di stomaco o a problemi di digestione o del sonno. Da quando corro sono diventato molto più attento a tutti questi segnali con cui, fino a qualche anno fa, ero abituato a convivere. Non è un caso che i primi anni di podismo spesso mi dovevo fermare per piccoli o meno piccoli infortuni mentre ora corro continuativamente da almeno un paio d’anni senza stop rilevanti (tocchiamo ferro). Da qualche mese sto seguendo un’alimentazione vegetariana e mi sono reso conto di quanto sia bello e leggero vivere senza il costante fastidio allo stomaco/intestino con cui credevo fosse normale vivere. DISCLAIMER: Non sto sponsorizzando la dieta vegetariana per tutti, però PER ME ha fatto e sta facendo una grande differenza in termini di qualità della vita.
Misurare = Migliorare: Questo lo sapevo già, ma la corsa è un esempio perfetto di quelle attività che se fatte con criterio può dare parecchie soddisfazioni. Misurando frequenza cardiaca e sforzo percepito, facendo allenamenti mirati e controllando diverse metriche che i produttori di Sportwatch mettono a disposizione è possibile diventare più consapevoli e fare progressi, anche questi misurabili in modo molto semplice: il tempo al kilometro a parità di sforzo è un dato assoluto. Se quando correvo da un anno mi sembrava difficilissimo correre una mezza maratona sotto i 5:00/km quest anno ne ho corsa una sotto ai 4:00/km a parità di sforzo.
Mi sveglio presto: Doveri familiari e lavorativi mi hanno messo in condizione di dover correre la mattina presto mentre ancora tutti dormono. Un po’ alla volta questa cosa si è radicata in me ed è diventata un’abitudine fino al punto che ormai, anche se non devo correre presto mi piace comunque alzarmi intorno alle 6.
Darsi degli obiettivi (raggiungibili) è bello: Non tutti devono correre per continuare a fare Personal Best uno dopo l’altro. Però la corsa mi ha insegnato a ragionare su obiettivi a lungo termine e a scomporli in più micro obiettivi a medio termine da raggiungere progressivamente per mantenere alta la motivazione. Di nuovo, quando ho cominciato a correre non avrei mai pensato che sarei potuto arrivare a pormi obiettivi come quello di correre una maratona sotto le tre ore, erano già impensabili 10km di fila a 6:00/km, figuriamoci… Pensando a degli obiettivi raggiungibili ho mantenuto alta la motivazione, mi sono gratificato lungo il percorso ed ora eccomi qua, pronto ad una nuova sfida che per il me stesso di qualche anno fa sembrava irraggiungibile.
Insomma, molte di queste cose si intersecano fra loro e quasi tutte sono riconducibili anche tramite altre attività o semplicemente al corso della vita. A me però piace attribuire buona parte del merito alla corsa e ai cambiamenti nell’approccio alla vita che essa ha portato con sé.
Se nel vostro caso non è stato così, oppure se per voi ha portato altri benefici condivideteli nei commenti. A presto 🏃🏻 🙂
Da diversi anni ho scoperto la bellezza di iniziare la giornata con una corsa. Questa pratica comporta diverse differenze rispetto alla corsa fatta nel pomeriggio o la sera:
Al mattino, a digiuno, siamo “scarichi” di carboidrati. Questo porta il nostro organismo ad utilizzare prevalentemente i grassi come fonte di energia e ciò può essere d’aiuto per chi usa la corsa per dimagrire.
Secondo alcuni studi poi, la corsa a digiuno dovrebbe avere anche un impatto sul VO²max, ovvero sul massimo consumo di ossigeno. Per semplificare, il VO²max è un parametro che viene usato per misurare la resistenza aerobica e più in generale lo stato di forma.
Per chi (come me) ha qualche problema di digestione durante la corsa, fare attività a digiuno sicuramente risulta più facile e più leggero.
Veniamo ora agli aspetti a cui fare più attenzione:
Al mattino, proprio perchè le riserve energetiche sono scariche avremo meno energie, sarebbe meglio non svolgere attività troppo lunga o intensa, questo perchè con meno energie si rischia di correre “male” e magari di infortunarsi, insomma è richiesta una maggiore cautela e magari un riscaldamento più lungo per attivare bene corpo e mente.
Secondo alcuni studi i livelli di cortisolo (l’ormone dello stress) sono più alti al mattino e questo ci può portare ad una perdita di massa muscolare se svolgiamo attività troppo intensa senza esserci rifocillati.
Personalmente mi sono confrontato con un nutrizionista che mi ha suggerito, prima delle attività impegnative, di mangiare qualcosa di veloce e non impegnativo da digerire (fette biscottate e un velo di marmellata, biscotti secchi, oppure della frutta fresca o secca (sempre in dosi moderate). Nel mio caso specifico in realtà il suggerimento è di mangiare sempre qualcosa prima dell’attività per non perdere ulteriormente peso visto che sono già vicino al limite minimo raccomandato.
Poi c’è tutto il tema più “romantico“:
Correre al buio e svegliarsi insieme al Sole è una sensazione che personalmente trovo stupenda e che non scambierei mai con una corsa nel tardo pomeriggio. Ho la fortuna di iniziare il lavoro ad un orario normale (diciamo fra le 8:30 e le 9:00) e quindi posso alzarmi alle 6:00, mangiare qualcosa, prepararmi ed essere in strada per le 6:20 avendo quindi a disposizione un’ora circa per allenarmi; più che sufficiente per i miei allenamenti durante la settimana.
All’alba dove abito io si possono vedere diversi animali: ricci, lepri, rospi, rane, gufi, civette e questo contribuisce a rimettermi in sintonia con la natura e con il mondo, diciamo pure a “rimettermi al mio posto“.
Anche i Runner dell’alba sono sempre gli stessi e ormai è diventato un rito quello di salutarsi e più o meno so chi incontrerò e dove, questo contribuisce a rinforzare il senso di appartenenza a questa pratica.
Correndo la mattina presto, una volta che ho finito, so di avere a disposizione tutto il resto della giornata per le altre attività e questo soddisfa il mio innato bisogno di “completare i task”.
Infine, se l’allenamento non è uno di quelli eccessivi, paradossalmente rientro dalla corsa con più energie (sia fisiche ma soprattutto mentali) per affrontare qualsiasi cosa la giornata abbia in serbo per me.
Se hai letto questo post e vuoi darmi un Feedback sarebbe interessante sapere come e quando ti alleni. A presto 🏃🏻 🙂
Nel corso degli anni ho provato diversi marchi e diverse tipologie di scarpe.
Attualmente mi sto trovando bene con Nike: da circa due anni le mie “everyday shoes” sono Nike. Prima le Pegasus 39 (comprate per ben tre volte tanto che ero comodo) e ora le Invincible Run 3 (sono al secondo paio). Ho trovato entrambe molto comode e adatte al mio piede. Le Pegasus in particolare erano molto versatili: leggere quanto basta quando volevo fare dei “lenti svelti” ma ammortizzate a sufficienza per le corse quotidiane. Le Invincible Run invece sono scarpe più pesanti ma così morbide che mi hanno fatto dimenticare cosa siano i “fastidi post allenamento”, anche dopo corse di 20 e più kilometri. La cosa che più mi ha colpito delle Invincible Run 3 è la longevità: non avevo mai superato gli 800km con un paio di scarpe e queste, di kilometri, ne hanno fatti (il primo paio) più di 1100, con le attuali ho passato i 700 e sono ancora in buona forma.
Naturalmente sia le Pegasus sia le Invincible sono scarpe pensate per corsa lenta e quotidiana, quando voglio spingere un po’ di più e sono disposto a sacrificare la comodità che scarpe uso? Attualmente corro con Adidas Boston 12 con le quali non è scattata la scintilla, anzi… L’ultimo paio che mi ha fatto innamorare sono state invece le Nike (che strano…) Streakfly, trovate in offerta a un prezzo ridicolo (circa 80€) e amate fin dal primo utilizzo, calzano aderenti e sono reattive da morire. Unica pecca? durano poco. Le ho dovute cambiare dopo appena 450/500km che, considerando il prezzo basso, sarebbero anche accettabili. Il problema è che ora non si trovano a meno di 130€.
Per il giorno della gara ho acquistato le Nike Vaporfly 3 che sono state le mie prime e uniche scarpe con piastra di carbonio. Fin ora le ho usate per una maratona, due mezze e due 10km. Tutte corse molto bene e con ottimi riscontri cronometrici. Penso che le utilizzerò per tutte le gare di questo 2024 per poi pensare alle eredi, sicuramente ancora con carbonio ma da stabilire se saranno ancora della casa americana.
Le mie attuali Nike Invincible Run 3 – 707kmLe mie precedenti Nike Invincible Run 3 – 1100+km successivamente usate per giardinaggio e altre attività ingrate
Oggi ho rinnovato la visita di idoneità agonistica.
Questa volta ho scelto di fare quella “completa” ovvero con il cicloergometro. In pratica anzichè i soliti gradoni con rilevazione di frequenza cardiaca e pressione prima/dopo, gli elettrodi restano collegati tutto il tempo per rilevare eventuali aritmie anche durante lo sforzo (che poi, secondo me, è l’unico esame che ha senso fare).
Questa mattina ho corso 10km di lento + allunghi, quindi ero abbastanza in condizioni per sostenere il test. Ho tenuto traccia di alcuni valori rilevati: Massimi Watt raggiunti: 280 FC max raggiunta: 171 (su una massima presunta di 187, penso in base alla becera formula 220 – età) Durata totale rilevazione: poco più di 12′ di cui il primo di riscaldamento e gli ultimi 3 da fermo. Durata totale attività: poco più di 8′, ad intensità crescente, da 50W incrementando di 25/30W ad ogni intervallo di tempo.
Fortunatamente sono risultato idoneo e potrò correre ai prossimi eventi in programma, ovvero: – Salomon Urban Trail (Milano) 21k (29/09) – Cremona Half Marathon 21k (20/10) – La mezza di Crema 21k (10/11)